La "lupara bianca" era una pratica criminale diffusa in Italia durante gli anni '20 e '30 del XX secolo, particolarmente associata alla mafia siciliana. Si trattava di una forma di omicidio per cui la vittima veniva uccisa con un colpo di lupara, un fucile a canne mozze utilizzato tradizionalmente dai pastori per difendere il loro bestiame.
L'uso della lupara bianca era particolarmente diffuso perché l'arma non lasciava tracce balistiche facilmente identificabili, rendendo difficile l'identificazione del colpevole. Inoltre, la lupara era un'arma facilmente reperibile e poco costosa.
L'omicidio con lupara bianca veniva spesso utilizzato per eliminare testimoni scomodi, rivali o persone che non rispettavano le regole non scritte della mafia. Questa pratica contribuiva a diffondere il terrore tra la popolazione e a rafforzare il potere criminale delle organizzazioni mafiose.
Negli anni successivi, le autorità italiane hanno combattuto la lupara bianca e altre forme di violenza mafiosa con leggi più severe e maggiori risorse investigative. Tuttavia, ancora oggi la mafia continua ad essere presente in alcune parti d'Italia, anche se in misura minore rispetto al passato.
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